
©Hannes Matzler
Masculu e Fìammina
di e con Saverio La Ruina
TeatroMAT
Uno spettacolo di grande attualità, ambientato in un meridione con la neve, tra le tombe di un cimitero, con la sensazione di libertà, in cui un uomo parla alla madre defunta e le confessa la sua omosessualità.
L’idea di base è che un uomo parli con la madre. Una madre che non c’è più. Lui la va a trovare al cimitero. Si racconta a lei, le confida con pacatezza di essere omosessuale, “o masculu e fìammina cum’i chiamàvisi tu”, l’esistenza intima che viveva e che vive.
Non l’ha mai fatto, prima. Certamente questa mamma ha intuito, ha assorbito, ha capito tutto in silenzio. Senza mai fare domande, con infinito, amoroso rispetto. Arrivando solo a raccomandarsi, quando il figlio usciva la sera, con un tenero e protettivo “Statti attìantu”. Ora, per lui, scatta un tipico confessarsi del sud, al riparo dagli imbarazzi, dai timori di preoccupare. Forse con un piccolo indicibile dispiacere di non aver trovato prima, a tu per tu, l’occasione di aprirsi, di cercare appoggio, delicatezza.
E affiorano memorie e coscienze di momenti anche belli, nel figlio, a ripensare certi rapporti con uomini in grado di dare felicità, un benessere che però invariabilmente si rivelava effimero, perché le cose segrete nascondono mille complicazioni, destini non facili, rotture drammatiche.
Interprete sensibile, che trova in una ritrosia delicata la sua incisiva forza interpretativa, autore dal tocco profondo e emozionale (…); bellissima la recitazione smorzata e ironica, piccoli e sapienti gesti. (…) Senza giudizi, senza animosità, senza retorica. (..) L’immagine di quanta sofferenza possano portare pregiudizio, conformismo, ignoranza, ma col valore aggiunto di un indomabile coraggio di saper sperare in una società "più gentile". ( Magda Poli, Corriere della Sera)