

Qualcosa a cui pensare
Distorsione di un frammento amoroso
Teatro
In un’epoca di crisi globale, di crisi identitaria, terrorismo e instabilità politica come si può venirne a capo? Come si può trovare il giusto pensiero, la giusta guida, per prendere il largo e navigare senza paura?
In Qualcosa a cui pensare sarà una giovane coppia di coinquilini ad aprirci la loro anima insicura e mutevole. Jeer e Plinn sono due quasi trentenni. Pieni e vuoti al tempo stesso. Liberi e dipendenti. Fragili e duri, come solo questa generazione sa essere. Sottomessi alla libertà e liberi di immaginare illusioni sul futuro.
La sottile, ma persistente, storia d’amore che attraversa tutte le scene dello spettacolo è assolutamente sorprendete, spiazzante e senza cercare binari “normali”. E’ finta ma onesta, coraggiosa e al tempo stesso paurosa, come molti dei progetti di vita dei trentenni oggi.
Qualcosa a cui pensare è un appuntamento con se stessi, con la generazione degli anni Novanta cresciuta a pane e Super Mario Bros, con la necessità di cambiare, consapevoli che non si può rimanere uguali e indifferenti dinanzi ai disastri, ai mutamenti del mondo e alla propria età che cambia, senza riuscire a capire, però, cosa essere, cosa diventare. (Sara Lotta, Persinsala)