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LAC Lugano Arte e Cultura
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Sala Teatro, Palco LAC

concetto e coreografia Philippe Saire
coreografia in collaborazione con i ballerini Victor Dumont, Lazare Huet, Maïté Jeannolin,
Claire Lavernhe e Antonio Montanile
assistente alla creazione Philippe Chosson
consigli/collaborazione drammaturgia Antoine Jaccoud e Roberto Fratini Serafide
disegno luci Éric Soyer
sound design Stéphane Vecchione
costumi Isa Boucharlat
direzione tecnica Vincent Scalbert
realizzazione scene Léo Piccirelli
regia luci Pascal Di Mito e Vincent Scalbert
regia suono Xavier Weissbrodt
produzione Philippe Saire 
in coproduzione con Hessisches Staatsballett e Tanzplattform Rhein-Main, un progetto collaborativo tra Hessisches Staatsballett, Staatstheater Darmstadt, Hessisches Staatstheater Wiesbaden, e Künstlerhaus Mousonturm, Frankfurt; Theater Chur; Programmers’ Fund RESO.

In collaborazione con Hotel de la Paix.

Durata: 1h 30 min.

presentato all'interno del
In collaborazione con

©Philippe Weissbrodt

video

Cut

Philippe Saire

Danza

Un dispositivo: una sola storia, due spazi e due climi ben distinti. Philippe Saire invita a un originale gioco sulla percezione e l’immaginario, una singolare esperienza di costruzione del pensiero.

Cut è uno spettacolo sorprendente, in cui Philippe Saire taglia la scena e la sala in due sezioni, instaurando un rapporto inusuale tra il palco e il pubblico. Il regista ha creato una coreografia in cui la posizione spaziale prende tutta la sua ampiezza e gli spettatori si trovano a guardare lo spettacolo da due punti di vista differenti.
La coreografia si sviluppa su tutta la scena e attraversa la separazione del palco. Il pubblico ne vede solo metà. Il fuori campo creato fa riferimento al cinema, e Cut ha la forma di un collage di sequenze. Le informazioni sonore generano una drammaturgia dell’immaginario e lo spettatore si ritrova a far parte di questa rappresentazione/gioco.
Lo spettacolo è basato sulla fuga della famiglia Saire al tempo della liberazione dell’Algeria. Dopo un periodo instabile e una partenza precipitosa, i genitori trasmettono a Philippe il ricordo idealizzato di un paradiso dove la vita era dolce e i legami sociali forti: un paradiso terrestre dai quali sarebbero stati cacciati.
Il coreografo si muove tra i ricordi e le sensazioni dell’epoca per estrarne una finzione che si allontana da ogni sorta di trascrizione fattuale. Le nozioni di sradicamento, di partenza, del paradiso perduto sono ugualmente al centro dello spettacolo.