

Jackie
di Elfriede Jelinek, regia Alan Alpenfelt
TeatroAbbonamentoFocus America: una prospettivaFocus LIS Factory

Jackie è il quarto dei testi del progetto sui miti femminili dell’autrice austriaca – Premio Nobel per la Letteratura 2014 – Elfriede Jelinek, messo in scena da Alan Alpenfelt con la volontà di esplorare i misteri della dialettica tra oppressore e oppresso.
Jacqueline – Jackie – Lee Bouvier Kennedy Onassis è la First Lady americana più famosa della storia, icona di una società che rispecchia un mondo televisivo, un mondo in cui l’immagine vale più della realtà. Jackie è il prototipo di una nuova donna, della moglie, della madre e della vedova perfetta, prigioniera del suo elegante completo Chanel macchiato di sangue e materia cerebrale.
Jackie sembra non poter più uscire dal suo personaggio, diventando lo specchio di qualcosa che ci appartiene. Noi stessi siamo Jackie. Noi, con la faccia imbellettata e l’abito della festa, con il nostro peso forma e le foto di famiglia. Noi che non conosciamo chi sia davvero Jackie come forse non conosciamo noi stessi. Ed è così che Jackie ci instilla il dubbio che dietro all’immagine e all’iconicità pop ci sia una cruda verità e che la vera esistenza sia altrove.
"Alla luce di recenti vicende di cronaca sulle valanghe di accuse nei confronti del produttore cinematografico americano Weinstein, ho trovato che il femminile potesse essere un interessante focus di partenza da indagare per esplorare i misteri della dialettica tra oppressore e oppresso. Senza voler trovare né vittime designate né potenziali eroine, i personaggi femminili offrono una condizione ulteriore in cui l'oppressione si rivela forse con maggiore evidenza: il controllo sulla libertà, sui desideri e i ruoli, sulla possibilità di esprimersi e i conseguenti effetti fisiologici, corporei, psichici e linguistici a lungo termine." (Dalle note di regia)